Il territorio comunale di Brossasco, come quello dell'intera Valle Varaita, fu abitato in origine da popolazioni celto-liguri, successivamente romanizzate a partire dal II secolo a.C. L’abitato di Brossasco si estende sulla riva sinistra del Varaita, raccolto ai piedi di verdeggianti alture (Bric Monforte, 1015 m, e San Bernardo, 1419 m) che formano lo spartiacque con l’alta valle del Po.

A partire dal V secolo l'intero Piemonte sud-occidentale fu soggetto ad incursioni da parte di popolazioni barbariche le quali, con la definitiva caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) crearono domini stabili: all'inizio gli Ostrogoti, poi i Longobardi ed infine i Franchi che, con la creazione del Sacro Romano Impero (800 d.C.) suddivisero i territori piemontesi in contadi.

All'inizio del 900 i territori del sud Piemonte furono invasi dai Saraceni, che partendo dalla baia di La Garde Freinet, vicino a Nizza, compirono scorrerie e si stabilirono anche in Valle Varaita. La cacciata definitiva dei Saraceni avvenne tra il 970 e il 973, ma della loro presenza ancora oggi restano tracce, soprattutto nella toponomastica e in alcuni Comuni, nella tradizione di far rivivere nelle “Baìe” il ricordo del loro dominio.

L'atto di concessione fatta dall'imperatore Ottone III nell'anno 998 al vescovo Amizzone di Torino è forse il primo documento che riporta il nome della Valle Varaita e accenna alla presenza della sua popolazione.

 

La concomitanza della sconfitta dei Saraceni del 973, della prima menzione nel 998, e della unicità (per la valle) dello stemma che richiama il tempo dei saraceni, con le due lune crescenti e le due teste di moro, fa ritenere molti che Brossasco sia nato dalla stanziamento nell'area di una banda delle orde saracene sconfitte in quegli anni. Altri documenti della prima metà del secolo XI (Cartario dell'abbazia di Breme) fanno menzione del luogo di Brossasco, dove il monastero di Pagno aveva alcuni possedimenti agricoli (campi, vigne, castagneti, boschi e terre per il pascolo).

 

Il castello di Brossasco, di cui oggi rimangono poche tracce, fu eretto nel secolo XI a difesa del territorio dalle famiglie signorili del luogo che avevano il dominio feudale sul territorio. Nel Medioevo la storia di Brossasco, il cui borgo cinto da forti mura era dominato dall'alto dal castello, fu legata alle vicende degli altri Comuni della Valle.

Possesso dei Vescovi di Torino, che lo avevano concesso in feudo ai Marchesi di Busca, nel 1160 entrò a far parte del Marchesato di Saluzzo.  Passò sotto i Savoia nel 1601 e fu concesso in feudo ai Conti Montauban e successivamente ai Marchesi Porporato.

Alla prima guerra mondiale (1915-18) Brossasco diede un tributo altissimo di sangue: una lapide ricorda ancora oggi i nomi dei 49 giovani brossaschesi morti nel conflitto. Ancora nel secondo conflitto mondiale Brossasco è teatro di numerose vicende belliche, nel periodo della guerra di Liberazione, tra le formazioni partigiane, i tedeschi e i soldati di Salò. Le due piazze principali di Brossasco sono oggi dedicate a due partigiani che morirono sulle sue montagne: Volchi Savorgnan d'Osoppo e Mario Morbiducci.

 

da https://it.wikipedia.org/wiki/Brossasco  

http://www.vallidelmonviso.it/valle-varaita/brossasco/

Relazione storica del comune anno 2014

https://www.comune.brossasco.cn.it/cgi-bin/prgc/1111101447_Vol%20S_3%20Relazione%20Storica.pdf

immagini https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Brossasco_pan.jpg

Le ricerche sulla Val Varaita di Roberto D'amico meritano un paragrafo. Contenute in due libri, non facilmente reperibili, intitolati: "L'anima segreta della Val Varaita" e "Val Varaita insolita", sono un viaggio insolito alle radici della storia tra reperti archeologici, simboli, miti e leggende. L’autore mescola i dati storici con testimonianze di antichi culti e col mondo fantastico rivissuto attraverso la memoria degli anziani.
L'anima segreta della Val Varaita, è divisa in tre parti:
  • Nella prima parte, l’autore esplora l’eredità celtica, i riti tra le vette, le feste pagane, e i santi cristiani o santi “pagani”. Si dice che i Celti fossero presenti in Piemonte già dal V secolo a.C. e che avessero una forte presenza nella zona della Val Varaita. In particolare, l’autore parla della festa di San Giovanni, che si celebra il 24 giugno, e che ha radici pagane. Si dice che in questa notte magica, le streghe si radunino per celebrare il solstizio d’estate. Parla anche dei riti legati alla fertilità, come la festa della Madonna delle Nevi, che si celebra il 5 agosto e che era dedicata alla dea celtica della fertilità.

  • Nella seconda parte, l’autore si concentra sull’Occitania, terra d’eresia, e parla degli eretici in Occitania, dei Catari e dei trovatori, dei Templari, dell’eredità templare, della Madonna Nera, delle Vergini-Iside di Bellino, della Santa Sindone, e del Santo Graal in valle.

  • Nella terza parte, l’autore si concentra sulle leggende e curiosità insolite, come le masche, i Foulatounes e i Servan, gli spiriti, i diavoli e le superstizioni, le storie macabre, i villaggi sommersi, i santi a sei dita di Pontechianale, e il turco di Pontechianale.

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